N° 64

                                                                                                           

UN DIAMANTE PER CLEOPATRA

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Mentre si guarda intorno, Tony Stark, nell’armatura di Iron Man ripete:

-Ti dispiace dirmi ancora in che anno siamo?-

<<Anno stimato dal datario dell’armatura 30 Avanti Cristo.>> risponde Antigone, l’intelligenza artificiale dell’armatura <<Non ho sufficienti informazioni per fornire il sistema di datazione usato a queste coordinate in questo periodo storico ma potrei…>>

-No… basta così.- replica seccamente Tony e si ferma a riflettere:

Finora si è mosso avanti nel tempo ma stavolta è stato sbalzato indietro di parecchi secoli nel passato. Qualunque cosa abbia usato il Fantasma su di lui non sembra seguire alcuna logica a parte quella di farlo andare avanti e indietro nel tempo. Non deve solo trovare un modo di tornare nel suo tempo ma anche di restarvi ancorato. Ma come?

Da quel che vede intorno a sé nell’antica Latveria non ci sono città o insediamenti di alcun genere, ma di certo questa zona non è disabitata in questo periodo. Non che faccia molta differenza: in questo periodo storico la tecnologia è quasi assente ed anche se sapesse come costruirsi una macchina del tempo non avrebbe i mezzi per farla funzionare.

Vorrebbe ricordarsi meglio le lezioni di Storia quando era al liceo. 30 Avanti Cristo, Giulio Cesare era morto da quattordici anni e Marco Antonio e Ottaviano si disputavano la supremazia sul nascente Impero Romano e… ehi… magari è un azzardo ma improvvisamente gli è venuto in mente un posto dove potrebbe trovare quel che cerca: è un azzardo, appunto, ma che ha da perdere, dopotutto?

-Antigone… calcolami la rotta per l’Egitto ed imposta l’armatura su automatico, così potrò dormire un po’ durante il viaggio.-

            Sperando di non risvegliarmi nel Pleistocene o qualcosa di simile.

 

            Montecarlo, XXI Secolo, mentre Mike O’Brien sorseggia un drink, Judith Klemmer, nazionalità austriaca, agente dello S.H.I.E.L.D. matricola n. 324, 34 anni compiuti ieri (ma non lo ha detto a nessuno), ride forse troppo forte mentre si finge una di quelle belle ragazze che non è difficile trovare nei casinò, vestite di abiti appariscenti, troppo, spesso in compagnia di uomini molto più anziani di loro ma decisamente ricchi, oppure sole ma in cerca di uomini di quel tipo da agganciare.

            Judith spera di essere credibile in quel ruolo mentre tiene d’occhio la donna di nome Indries Moomji, che si trova all’altro capo dello stesso tavolo della roulette a cui è seduta lei. È in compagnia di un uomo sui cinquant’anni ben portati, capelli rossi strati di bianco. Da quel che ha saputo si chiama Vincent Vandergill ed è un pezzo grosso di un gruppo finanziario americano. Indries Moomji è una seduttrice professionista e questo non vuol dire semplicemente che sa come usare la sua bellezza e sensualità naturale per certi scopi, no: ha anche una sorta di superpotere che la rende irresistibile per chiunque o quasi. Recentemente Indries ha sedotto Rebecca Bergier, dirigente della Fondazione Maria Stark e lesbica dichiarata, per potersi impadronire dei segreti della Fondazione e sabotarla. Mike O’Brien ha salvato Rebecca da un tentativo di suicidio che lei aveva fatto dopo aver scoperto la verità ed è determinato a catturale Indries e farle confessare chi l’ha ingaggiata. Nick Fury lo ha aiutato a rintracciarla e gli ha affiancato Judith Klemmer ritenendo che fosse meglio che a cacciare la donna ci fosse qualcuno immune al suo potere seduttivo… qualcuno come una donna decisamente etero.

            Né Mike né Judith sono stati contenti di questa collaborazione ma hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco.

            Mentre riflette su questo, Judith Klemmer nota l’entrata nella sala di un uomo il cui volto riconosce immediatamente dai database dello S.H.I.E.L.D. senza alcun dubbio. Alto, portamento altero ed arrogante, capelli e barba color sale e pepe, monocolo all’occhio destro, chi altri potrebbe essere? Si sta dirigendo proprio verso il loro tavolo.

            Judith finge di giocherellare con uno dei suoi orecchini e sussurra:

-O’Brien… hai visto chi è appena entrato?-

            Dal bancone del bar Mike O’Brien risponde:

-Come no? E sono davvero curioso di sapere qual è il ruolo del Conte Nefaria in tutto questo.-

 

            Il luogo è una nazione tormentata dell’Africa chiamata Rudyarda e la camionetta che entra nel piccolo centro abitato trasporta un gruppo di passeggeri decisamente fuori dal comune. Due di loro indossano sofisticate armature sia pure molto diverse tra loro: una è nera e argento ed ha un design molto simile a quella di Iron Man, l’altra è completamente diversa ma non meno pericolosa e forse anche più inquietante per certi versi. Due degli altri passeggeri sembrano felini umanoidi. Quello nero si a chiamare Pantera ed è chiaramente un umano mutato (e se invece fosse un felino mutato? Un pensiero davvero disturbante), l’altro, che si è presentato come Ghepardo Reale, indossa un costume… forse.

            L’uomo di nome Patrick McKenna, ex Marine, ex mercenario, contrabbandiere di armi ed altro, si stringe nelle spalle. In mezzo a questa gente sente come il classico vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. È l’unico senza superpoteri… di più: è l’unico bianco ed ha la netta sensazione che lo avrebbero già ucciso senza pensarci due volte se non avesse la protezione di War Machine e Warwear. Bella situazione, come ha fatto a trovarcisi?

            La camionetta si ferma davanti ad un edificio che sembra una specie di caserma. Le forze regolari della Rudyarda dovevano essere acquartierate qui prima che tutto andasse storto ed ora questo posto è il quartier generale di chi? Le uniformi e le mostrine che vede in giro gli sembrano familiari ma non riesce a ricordare a chi appartengono. I due uomini felino li fanno scendere e li guidano verso la palazzina. McKenna nota che i due soldati di guardia al portone sono intimiditi e non dà loro torto.

            All’interno altri due felini umanoidi si fanno loro incontro. Una è una donna, ha un gran bel corpo con tutte le curve al posto giusto, peccato che il muso felino rovini l’effetto. Il gigante accanto a lei è maculato ed è quasi impossibile dire se indossa un costume o se anche la sua è una mutazione.

            La donna li saluta calorosamente:

-Siete tornati finalmente. Vedo che avete avuto successo.-

-Sì, Leonessa.- risponde la Pantera –Tu e Leopardo occupatevi di quest’uomo...- indica McKenna -… noi accompagniamo gli ospiti dal dottore.-

-Me ne occuperò volentieri.- risponde la Leonessa e McKenna spera che quello che vede nei suoi occhi non sia la voglia di usarlo come pranzo.

            War Machine e Warwear seguono la Pantera e il Ghepardo Reale sino ad una porta guardata da un soldato armato.

            Un rapido annuncio poi la porta si apre ed i due uomini in armatura sono spinti in quello che era chiaramente l’ufficio del comandante quindi la porta si chiude alle loro spalle. Alla scrivania siede un uomo con la parte sinistra del volto sfigurata ed un occhio bionico. Anche il braccio sinistro è chiaramente bionico, ma ad attirare l’attenzione dei due uomini in armatura è la donna dalla pelle ambrata che siede davanti alla scrivania.

<<Glenda!>> esclama Warwear.

-Parnell!- nella voce di sua moglie è chiarissima l’emozione mentre si alza di scatto e corre verso di lui.

            L’uomo alla scrivania abbozza un sorriso…o quello che sarebbe tale se le sue labbra non fossero già piegate in un perenne ghigno.

-Benvenuti signori. Mi spiace delle circostanze ma sono comunque lieto di avervi come miei ospiti. Io sono…-

<<Joshua N’Dingi… detto Dottor Crocodile.>> ribatte Warwear.

-Mi complimento per la sua conoscenza, mister Jacobs… sì so chi è lei… come so che sotto l’elmo di War Machine si cela James Rupert Rhodes. Ma non temete: con me il vostro segreto è al sicuro. Solo io lo conosco e non l’ho rivelato nemmeno ai miei più stretti collaboratori. I segreti valgono solo se sono in pochi a conoscerli dopotutto.-

<<Sai un sacco di cose amico…>> chiede War Machine <<… ma anche noi vorremmo sapere qualcosa. Per esempio: cosa vuoi da noi e perché hai rapito Glenda.>>

-Vuole che l’aiutiate a conquistare la Rudyarda ed annetterla al suo Stato: il Mgangawi.- risponde Glenda Sandoval abbracciando il marito, che nel frattempo ha ritirato la sua armatura aliena.

-Tu devi essere matto, amico.- replica Parnell Jacobs a N’Dingi –Cosa ti fa credere che ti aiuteremo?-

-Perché io sono l’unico che può realmente riuscire a pacificare questa terra… e perché la dottoressa Sandoval è mia prigioniera ed io credo che voi vogliate vederla libera ed in buona salute.- è la semplice risposta.

 

 

2.

 

 

            L’Egitto è il posto giusto, pensa Tony non è così lontano geograficamente e non solo potrebbe trovare il modo di ricostruire la macchina del tempo di Rama Tut ma c’è anche il cristallo di quello stregone che affrontò la prima volta che fece un viaggio nel tempo proprio nell’antico Egitto.[1] In un modo o nell’altro riuscirà a tornare nel suo tempo ed a stabilizzarvisi… sempre che il prossimo salto temporale non arrivi prima… ma è meglio non pensarci adesso.

            C’è del movimento sotto di lui. Quelli sembrano soldati romani e lo stanno prendendo di mira con le loro lance. Nulla che potrebbe dargli fastidio ma forse disperderli con una scarica di repulsori non farà male.

-Fermi!-
            Tony non capisce la lingua ma capisce il tono. L’uomo che avanza ha le insegne di un capo e la donna sdraiata in una lettiga… la riconoscerebbe dovunque.

            Grida qualcosa che Tony non capisce ma non a caso ha un traduttore universale incorporato nell’armatura che dopo qualche istante si sintonizza sulla lingua giusta.

-Fermati uomo volante e vieni qui. Cleopatra, Regina d’Egitto vuole parlarti.-

            Come resistere ad un invito simile? Tony scende accanto alla lettiga.

<<Mia regina…>> dice, accennando come può ad un inchino.

-Tu mi ricordi un prode guerriero in armatura che conobbi molti anni fa e che mi aiutò a preservare il mio regno dalle mire del malvagio stregone Hatap che voleva farsi Faraone, sei forse lo stesso in guisa diversa?-

            Il modo con cui parla farebbe la felicità di Ercole o Thor se fossero qui, pensa Tony, poi lascia perdere queste considerazioni.

<<Sono davvero io, o Regina e vedo che il tempo non ha intaccato la tua leggendaria bellezza.>>

-Adulatore. Purtroppo so di non essere più la ragazzina inesperta che incontrasti ed ancora oggi mi rammarico di non averti potuto ringraziare come avresti meritato.-

<<Ehm… me ne rammarico anch’io maestà.>>

         Il generale Romano si avvicina e Cleopatra gli si rivolge:

-Amato, quest’uomo è…-

-So chi è.- taglia corto l’altro –Qualche anno fa lui ed altri suoi compagni bizzarramente vestiti sventarono un complotto ai miei danni. Ave Homo Ferri, Marco Antonio ti saluta.-

            Marco Antonio lo conosce? Il paradosso dei viaggi nel tempo: quello che per Antonio è già accaduto per lui deve ancora accadere. Meglio non pensarci.

<<Uh… ave a te, valoroso generale.>

-Io e Antonio ci stiamo ritirando verso Alessandria dopo che le navi di Ottaviano… lui preferisce farsi chiamare Cesare… ci hanno sconfitti ad Azio.- interviene Cleopatra –Forse tu puoi aiutarci contro le legioni che ci inseguono.-

            Tony ha un brivido dentro la sua armatura. Può non essere forte in storia, ma una cosa la ricorda: Antonio e Cleopatra si suicidarono poco dopo quella disfatta. Qualunque cosa lui faccia, questo non può cambiare. Non può.

 

La reazione di War Machine è immediata e prevedibile:

<<Tu… bastardo.>>

-Non mi faccia l’ingenuo colonnello Rhodes.- ribatte N’Dingi –Lei, con la sua esperienza dovrebbe sapere che, come si usa dire, in amore e in guerra tutto è lecito.-

            Parnell richiama l’armatura e replica:

<<Dimmi perché non dovremmo darti una lezione ed andarcene con Glenda adesso.>>

-Forse perché ho somministrato alla dottoressa Sandoval un veleno che la ucciderà entro 24 ore se non le viene somministrato un antidoto di cui solo io ho la formula? La mia assicurazione per esser certo della vostra lealtà.-

            Parnell si morde le labbra e ritira l’armatura mentre Rhodey ribatte:

<<L’ho detto che sei un bastardo.>>

-Si rilassi, colonnello ed accetti un whisky. Il comandante di questo posto ne aveva una bella riserva. Qui c’è dell’ottimo bourbon.-

            Rhodey sospira e si toglie l’elmetto mentre replica:

-Me lo faccia doppio, Crocodile. Ne ho proprio bisogno.-

-Non mi piace quel soprannome.- ribatte N’Dingi.

-Me ne frego di quel che ti piace amico. Finché mi ricatti, ti chiamo come mi pare.-

            Il Dottor Crocodile scrolla le spalle.

-Faccia come crede. A me importa che siate dalla mia parte, null’altro.-

-Ma perché proprio noi? Tutto questo disturbo: rapire Glenda e attirarci qui perché?- chiede Parnell.

-Per far finire prima questa guerra, per che altro? Io in realtà volevo i servizi di Warwear. Non mi è stato molto difficile scoprire chi era Mr. Jacobs: nonostante fosse ricercato non ha fatto molto per proteggere la sua identità, poi è scomparso nel nulla ed avevo perso le speranze di ritrovarla... ma all’improvviso ecco che sua moglie si è fatta viva in Rudyarda. L’ho considerato un segno del destino. In un modo o nell’altro la dottoressa Sandoval l’avrebbe portata da me. Contavo di assumerla con un buon onorario, ma la presenza di War Machine ha cambiato le carte in tavola ed ho dovuto usare un’altra strategia-

-Io non sono più un mercenario… non vendo neppure più armi. L’ho promesso a Glenda.-

-L’amore… che gran seccatura.- commenta Crocodile –In ogni caso, come ho detto, la presenza di War Machine ha cambiato le cose: quelli come lui tendono a tenere troppo da conto l’integrità e l’onore. L’etica dei Marines, giusto? Quell’etica che lei, Mr. Jacobs, ha messo da parte, non è vero?-

-Non giri il coltello nella piaga. Ok dottore, l’aiuterò.-

-E lei colonnello?- chiede Crocodile a Rhodey.

-Che scelta ho?- ribatte quest’ultimo con voce dura –Ma ti avverto, Crocodile, se a Glenda accade qualcosa ti strapperò personalmente anche il tuo braccio sano.-

-Ah… che spirito… si potrebbe pensare che provi qualcosa anche lei per la bella dottoressa… eppure ha una bella moglie bianca che l’aspetta a casa.-

-Pezzo di…-

            Rhodey sta per colpirlo con un pugno corazzato quando Glenda lo ferma:

-No, Jim, non ne vale la pena.-

Sì… forse hai ragione.

-Una cosa non mi è chiara.- si intromette Parnell -Chi sono quegli ibridi uomo-felino che ci hanno portato qui?-

-Loro?- risponde N’Dingi -Quello che si fa chiamare Pantera si è presentato da sé sostenendo di essere l’inviato di un dio locale e gli altri li ha scovati lui: tutti volontari che si sono sottoposti ad un po’ di ingegneria genetica. Ho un’esemplare per ogni grande carnivoro africano oltre ai felini. Sono stati molto utili, ma non sono eserciti ambulanti come voi due. Con voi al mio fianco vincerò la guerra in poche settimane… forse giorni.-

-Un’ultima cosa…- puntualizza Rhodey -… l’uomo che era con noi…-

-McKenna? Non abbiate timore per lui, non sono un barbaro e poi… McKenna è uno dei migliori fornitori d’armi della regione. Uno come lui mi è utile.-

-Hai pensato a tutto, vedo… ma quando questa storia sarà finita, in un modo o nell’altro faremo i conti, stanne certo.-

-Sarò a sua disposizione colonnello.-

 

            Montecarlo, tempo presente. Mike O’Brien trasalisce appena nel riconoscere il Conte Nefaria. Tony Stark aveva riferito della sua probabile morte in un’esplosione tempo fa,[2] ma aveva anche detto di non crederci troppo: aveva ragione.

            Indries Moomji si sta alzando e lo segue verso un vicino ufficio. Bisogna sapere a tutti i costi cosa hanno da dirsi.

            Mike si muove e passando davanti a Judith Klemmer le fa un cenno d’intesa. Pochi istanti dopo anche la ragazza si alza dal suo posto al tavolo della roulette.

 

 

3.

 

 

            Judith si trova la strada sbarrata da un uomo di corporatura massiccia. Sotto lo smoking si nota il rigonfiamento di una pistola. Uno della sicurezza ovviamente.

-Mi spiace signorina, ma di qui non si passa.-

            Ha parlato in Francese ma con un accento particolare. Corso forse? La giovane agente dello S.H.I.E.L.D. non ne è sicura. Sfodera il suo miglior sorriso e risponde in Tedesco:

-Mi spiace: non capisco… cercavo la toilette. Toilette capisce? Come dite voi Francesi?-

            L’uomo scuote la testa, poi indica il corridoio sulla destra.

-Oh danke.-

            La ragazza si avvia nella direzione indicata ma appena infilatasi nel bagno si tocca l’orecchino destro:

-Dove sei, O’Brien?-

<<Nella posizione peggiore.>> risponde l’ex poliziotto <<Su un cornicione che cerco di avvicinarmi al terrazzino dell’ufficio di Nefaria. Non sono tagliato per queste acrobazie.>>

-Davvero? Eppure mi sembravi un tipo atletico. Comunque perché queste complicazioni? I nostri microfoni direzionali dovrebbero consentirci di sentire le loro conversazioni da lunga distanza.-

<<Spiacente cara… ma non funzionano. Mi sa che Nefaria sa come proteggersi dalla tecnologia moderna. Dovrò fare alla vecchia maniera.>>

-Attento a non farti scoprire.-

<<Farò del mio meglio.>>

            La comunicazione si interrompe e Judith prende una decisione: si sfila le scarpe coi tacchi e borbotta.

-Delle Campari Pump di Manolo Blahnik da 780 dollari. Fury mi ucciderà se non le recupero.-

Dalla borsetta estrae un paio di guanti e dispiega delle specie di sandali che infila ai piedi.

-E ora vediamo se quest’attrezzatura è valsa la spesa.-

            Detto questo esce all’aperto passando dalla finestra e comincia a scivolare aderendo alla parete grazie ai guanti ed i sandali.

 

            Quando esce all’aperto War Machine nota Glenda Sandoval seduta a guardare l’orizzonte.

<<Glenda…>> la chiama.

            Lei si volta ed accenna ad un sorriso.

-Rhodey.- dice lei semplicemente.

            Lui aveva dimenticato che effetto gli facesse il suo nome detto da lei. Scaccia subito il pensiero.

<<Dov’è Parnell?>> chiede.

-Ha detto che andava a farsi un volo di prova. In realtà credo volesse solo sfogare la sua frustrazione per la situazione in cui vi ho cacciato.-

<<Non è stata certo colpa tua. Il merito è di quel fottuto Dottor Crocodile ma quando questa storia sarà chiusa gli farò ingoiare tutte le sue protesi bioniche.>>

-Sei sempre il solito, Jim Rhodes. Ti dispiace sollevare l’elmetto? Mi mette a disagio.-

-Nessun problema, ecco fatto.-

            Glenda allunga una mano e gli sfiora una guancia.

-La barba ti sta bene. Ti dà un’aria più matura… riflessiva.- gli dice.

-E invece sono sempre l’impulsivo irresponsabile di quando ci siamo conosciuti, ricordi?-

-E come potrei dimenticare il prode dodicenne che mi salvò da una banda di bulletti?-

-Guadagnandosi una sassata al volto… ma ne è valsa la pena.-

-Già allora avevi la vocazione del cavaliere nella scintillante armatura. Eri il mio eroe.-

-Mi piaceva essere il tuo eroe… e anche qualcosa di più. Pensi mai a come avrebbe potuto essere la nostra vita se io non mi fossi arruolato nei Marines… o se non ti avessi presentato Parnell?-

            Un’ombra cala sul viso di Glenda mentre risponde:

-Inutile farsi certe domande. Ora siamo entrambi sposati. Parnell ha molti difetti ed ha commesso molti sbagli in passato, ma nel bene e nel male lo amo e tu…hai una bella moglie, una donna fortunata.-

-Sono io fortunato ad avere trovato lei, credimi. Vorrei che mio padre la pensasse allo stesso modo.-

-Cambierà idea, vedrai, dagli tempo.-

            Prima che Rhodey possa rispondere, una figura vola verso di loro: Parnell Jacobs, Warwear, è di ritorno.

<<Che stavate complottando voi due?>> chiede atterrando davanti a loro.

-Ricordavamo i vecchi tempi.- risponde Glenda.

-Ce la siamo spassata all’epoca.- commenta Parnell mentre l’armatura si ritira –Ora le cose sono diverse: quel bastardo di N’Dingi ci tiene per la gola, ma prima o poi le cose cambieranno e allora…-

-Io e te la pensiamo allo stesso modo, fratello.- replica Rhodey.

-E lo trovi così strano?-

            Rhodey non risponde.

 

            Tony esce dalla vasca e si avvolge nell’asciugamano che gli porge un’ancella. Aveva proprio bisogno di un bel bagno ristoratore, pensa.

            La ragazza gli dice qualcosa ma lui non la capisce. Senza il suo traduttore incorporato nell’armatura non è in grado di comprendere la sua lingua. In altri tempi si sarebbe fatto prendere dalla tentazione di parlare, per così dire, il linguaggio universale del sesso e magari avrebbe fatto un pensierino anche su Cleopatra, ma quei tempi sono passati ormai. Ora ha Pepper e non sprecherà l’occasione che gli è stata data. Certo lei non lo potrebbe mai sapere ma lo saprebbe lui e tanto basta.

            Finisce di asciugarsi e richiama a sé l’armatura proprio mentre nella sala entrano Marco Antonio e Cleopatra assieme ad un’altra donna

-Stupefacente.- esclama in Greco l’ultima regina d’Egitto nel vedere i componenti dell’armatura assemblarsi da soli attorno a Tony.

-Impressionante.- commenta nella stessa lingua il suo compagno -Questa è magia.-

-O una scienza perduta come quella degli antichi di cui parlavano i libri della Biblioteca di Alessandria. Peccato che molti di essi siano andati perduti nel suo incendio.[3] Molti… non tutti e se ne capissimo i segreti, avremmo la chiave per vincere questa guerra.-

-Ne abbiamo già parlato, mia regina.- dice la loro accompagnatrice –Io posso aiutarvi.-

            Di cosa stanno parlando? Tony ha colto solo la parte finale mentre l’elmetto andava al suo posto. Parlavano di sapienza antica, ma a cosa si riferivano?

-Io dico che basterebbe la potenza di un solo guerriero come lui.- ribatte Antonio… e per la prima volta Tony riflette sul fatto che lui porta proprio il nome reso immortale da quell’uomo… -Lui potrebbe mettere in fuga le legioni del nostro nemico e consentirci di rovesciare le sorti della guerra a nostro favore.-

<<Ehi… un momento…>> esclama Tony <<… questa non è la mia guerra. Io non posso…>>

-E ci lasceresti alla mercé di Cesare Ottaviano? Se lui vince il mio destino sarà quello di una schiava. Non glielo consentirò: piuttosto mi darò la morte io stessa.- ribatte Cleopatra.

            Il che è precisamente quello che accadrà di qui a non molto tempo, pensa Tony, e lui non può far niente per cambiare la Storia e se anche ci provasse, quali sarebbero le conseguenze?

 

 

4.

 

 

            Tony Stark si sente decisamente in difficoltà.

<<Credetemi… io non posso aiutarvi.>> insiste <<Non è proprio possibile.>>

-Non ho mai saputo chi fossi o da dove venissi, straniero.- ribatte Cleopatra –Venisti dal nulla per salvarmi e nel nulla scomparisti subito dopo. Ora il pericolo è ancora maggiore e vorresti abbandonarmi?-

            Mentre Tony cerca una risposta, un messaggero affannato entra nel salone e si inchina davanti alla regina ed al suo sposo.

-Miei signori…- dice -… le legioni di Cesare[4] sono alle porte della città e… e le legioni di Antonio stanno disertando in massa passando al nemico.-

-Maledetti traditori- sbotta il condottiero Romano.-

-Tutto è perduto.- esclama Cleopatra –Neanche la fuga ci è concessa. È la fine per me ed i miei figli.-

            Tony prende una decisione.

<<Non è ancora detto.>> afferma <<Li rallenterò e vi darò il tempo di fuggire.>>

-Straniero di ferro… io non so come ringraziarti.-

            Tony si volge a guardare Cleopatra. Come potrebbe dire ad una delle donne più famose della Storia che le sta dando al massimo qualche settimana o mese di respiro e che alla fine lei ed Antonio si suicideranno pur di non cadere nelle mani del nemico? Non può e semplicemente si leva in volo.

            Le legioni Romane sono presto raggiunte e grida di meraviglia si levano tra i soldati. Oltre allo stupore c’è anche il panico e Tony li capisce: hanno a che fare con qualcosa di assolutamente incomprensibile per loro.

            Spara dei raggi repulsori verso i loro piedi stando attento a non colpirli. Dopotutto non vuol far loro del male e loro non sono in grado di farne a lui.

            Viene bersagliato da lance e frecce che rimbalzano sulla sua armatura. Scende tra i nemici che dopo un attimo di indecisione si scagliano su di lui solo per essere respinti da un campo magnetico generato dalla sua armatura.

            È troppo per loro: il panico ha la meglio sulla ferrea disciplina e scappano a gambe levate.

            Si riorganizzeranno, Iron Man lo sa, ed anche se lui respingerà altri assalti, non ci sarà per sempre, ma intanto Cleopatra sarà fuggita e il suo destino sarà ritardato di qualche tempo-

            Tony dubita che Augusto farà narrare questo piccolo episodio o magari i resoconti si sono persi. Non gli importa. Quel che vuole è trovare qualcosa che gli permetta di andarsene da lì e tornare stabilmente nel suo tempo: è tutto quello che chiede.

 

            New York. Rae Lacoste, Vice Presidente Esecutivo e Chief Operating Officer della REvolution parcheggia la sua auto e si avvia verso il suo ufficio quando il suo telefono squilla. Senza fermarsi la donna aziona l’auricolare e sente una voce familiare:

<<Ciao Rae.>>

-Rhodey!- esclama Rae udendo la voce del marito –Dov’eri finito?-

<È… è complicato, tesoro. Abbiamo ritrovato Glenda ma…>>

-Magnifico. Quando tornate?-

<<Questa è la complicazione: non possiamo ancora tornare e temo che nei prossimi giorni sentirai e vedrai cose che daranno una brutta impressione di War Machine e Warwear>>

-Non parlare per enigmi Jim, spiegami tutto. In che altri guai vi siete ficcati tu e Jacobs?-

            Dopo una breve esitazione Rhodey le spiega cosa sta succedendo in Rudyarda e i piani del Dottor Crocodile.

<E questo è tutto.>> conclude <<Ti sto mandando, tramite il server dell’armatura, un file criptato con tutti i dati di questa faccenda compresa una registrazione delle nostre conversazioni con Crocodile. Se le cose andassero storte usalo per far sapere la verità al Mondo… per quel che servirà. Passane anche una copia a Rebecca Bergier. Lei saprà cosa fare.>>

-Se le cose andassero storte? James Rupert Rhodes, ti ordino di tornare sano e salvo: sono troppo giovane per fare la vedova inconsolabile.-

            Dall’altra parte si ode una risata poi Rhodey risponde:

<<È esattamente la mia intenzione. Nel frattempo, mi raccomando: voglio che la REvolution prenda chiaramente le distanze da War Machine e le sue azioni.>>

-Non mi frega niente della reputazione della società. È a te che penso.-

<<Mi fa piacere. Ora devo andare. Ci sentiamo presto. Ti amo>>

            Lui riattacca e solo allora Rae si rende conto che non gli ha detto nulla sulla scomparsa di Tony Stark. Pensa di richiamarlo ma rinuncia: lui ha già abbastanza guai dopotutto senza gravarsi di altre preoccupazioni.

            Deve tornare da lei, vivo.

 

            Mike O’Brien si dà per l’ennesima volta dell’idiota mentre si sposta sul cornicione. Con l’armatura di Iron Man sarebbe stato uno scherzo… ma avrebbe anche attirato l’attenzione. Finalmente, con un salto, raggiunge il terrazzino di pietra. Per fortuna non ci sono guardie, il Conte è stato troppo fiducioso, strano per uno come lui, ma bene per Mike.

            Si avvicina alla porta finestra da cui arrivano brandelli di conversazione:

-… lo voglio a tutti i costi e tu mia cara sei la chiave per…-

È Nefaria che parla, ma a cosa si riferisce?

-… non sarà difficile. Vandergill non può resistermi…- è Indries -… entro domani…-

-Aspetta!-

            Nefaria si arresta di colpo.

-C’è qualcuno che ci sta ascoltando ma avrà una brutta sorpresa.-

            Il fondo della terrazza si apre di colpo e Mike precipita. Sotto di lui ci sono degli scogli e lui ha solo una probabilità su mille di evitarli.

            Qualcosa… o qualcuno gli afferra un braccio provocandogli una specie di strappo ma arrestando la caduta. Un attimo dopo sente un rumore sordo e la caduta riprende ma stavolta non è solo, qualcuno sta cadendo assieme a lui. Per fortuna piombano in mare oltre la scogliera.

            Il tuffo sbalestra Mike che ha appena il tempo di rendersi conto che accanto a lui c’è Judith Klemmer che sta venendo trascinata a fondo da qualcosa. Mike non perde tempo e si immerge dietro di lei. A quanto pare ha una specie di imbracatura. O’Brien riconosce l’aliante ascellare in dotazione allo S.H.I.E.L.D. che permette un breve volo a planare. Dev’essere con quello che Klemmer è riuscita ad afferrarlo a mezz’aria ma ora non riesce a toglierselo.

            Ignorando il dolore al braccio Mike la raggiunge e con un po’ di fatica le toglie l’imbracatura poi si dà una spinta verso l’alto e finalmente emergono.

-Ce l’abbiamo fatta!- esclama Mike poi si volge alla ragazza –Tutto bene?-

-Credo di aver bevuto mezzo Mar Ligure ma… sì… sono viva quindi va tutto bene.-

-Adoro l’ottimismo. Te la senti di nuotare?-

-Ho scelta?-

-Direi di no.-

            E cominciano a dirigersi verso la vicina spiaggia.

 

 

5.

 

 

            Quando Mike O’Brien e Judith Klemmer arrivano al loro hotel ricevono poco più di un’occhiata curiosa ed anche qualche occhiataccia dai presenti, personale compreso. I soliti turisti americani eccentrici, pensano, avranno voluto fare il bagno vestiti e magari hanno pure esagerato con l’alcool e qualcos’altro. La ragazza è pure a piedi nudi. Bah!

            Judith percorre a testa bassa la hall fino agli ascensori mentre Mike si sforza di far finta di nulla. Durante la salita i due restano in silenzio, immersi ciascuno nei propri pensieri. Finalmente arrivano alle loro camere, l’una di fianco all’altra, e prima di entrare Mike si rivolge finalmente alla sua compagna d’avventure:

-Non prendertela Klemmer. Non è andata poi così male.

-Oh… no… certo.- ribatte lei decisamente poco convinta –Sono solo piombata in acqua come una scema, ho perso un’attrezzatura che vale una piccola fortuna… per tacere di un vestito rovinato e di un paio di scarpe di marca perse. Penserai che sono l’agente dello S.H.I.E.L.D. più imbranata che tu abbia mai incontrato.-

            Mike sogghigna mentre risponde:

-Non sei stata quel disastro che credi: mi hai salvato la vita. Certo: la spalla mi farà male per un po’ ma sempre meglio che fracassarsi le ossa sugli scogli… e non ti ho nemmeno ringraziato come si deve.-

            Lei accenna ad un sorriso.

-Lascia stare, ho fatto solo quel che dovevo. Piuttosto… ora ci sarà saltata la copertura?-

-Ci penseremo domani… buonanotte Klemmer.-

-Buonanotte O’Brien.-

            Entrato nella sua stanza Mike si spoglia rapidamente degli abiti ancora bagnati e si tuffa sotto una doccia calda. Più tardi, in accappatoio, tira fuori dall’armadio una valigetta e la posa su un tavolino. Meglio dare una controllatina alla sua… attrezzatura speciale… per come stanno andando le cose potrebbe anche essere costretto ad usarla prima o poi, anche se potrebbe causargli problemi con la Klemmer. Pensare alla ragazza gli strappa un sorriso. Quel che si vedeva attraverso il tessuto bagnato del suo abito non era niente affatto male. Se lui fosse un tipo alla Tony Stark ora probabilmente sarebbe già con la mano sulla maniglia della porta di comunicazione tra le due camere, ma non è lui quel tipo d’uomo… è sempre stato più a suo agio a dar la caccia ai criminali che con le donne…il che è un po’ grave a pensarci bene.

            In quel momento ode un rumore: la porta di comunicazione si sta aprendo.

 

            Africa. Il sole sorge ancora sulla tormentata nazione di Rudyarda e l’uomo con l’armatura nera e argento esce all’aperto.

            Parlare con Rae gli ha fatto bene, pensa Jim Rhodes, ma gli ha anche lasciato addosso molta malinconia: è con lei che dovrebbe essere e non in questa terra dimenticata da Dio in cui la gente pensa solo a scannarsi, ma non ha scelta, non se vuole salvare la vita di Glenda.

Chissà… forse essere annessa al Mgangawi è la cosa migliore per questa nazione. Se non altro Joshua N’Dingi e i suoi seguaci non sono fanatici che rapiscono ragazzine per convertirle a forza o farne schiave sessuali… anche se non sono certo dei santi nemmeno loro. Crocodile dice che i suoi uomini sono andati oltre quanto ordinato loro quando hanno massacrato il personale e i malati dell’ospedale da campo dove lavorava Glenda ed hanno poi violentato le altre donne superstiti. Afferma anche di aver punito i responsabili e i cadaveri appesi per il collo nella piazza cittadina stanno a dimostrarlo… tuttavia… questo dimostrerebbe che non controlla i suoi uomini quanto dice o che mente ed in realtà permette loro di scatenarsi senza freni contro i nemici ed è difficile decidere cosa è peggio.

            War Machine si guarda intorno: le truppe di N’Dingi si stanno addestrando per l’imminente battaglia e poco lontano c’è un altro esercito molto particolare: gli uomini e donne potenziati con DNA animale del Dottor Crocodile. Riconosce nel loro aspetto quasi ogni carnivoro africano che gli viene in mente. Così ad occhio manca solo la Iena.[5]

<<A che stai pensando?>>

            La voce di Parnell Jacobs nei panni metallici di Warwear distoglie Rhodey dai suoi pensieri.

<<al guaio in cui ci troviamo naturalmente.>> risponde <<E alla voglia che ho di prendere Crocodile a calci nel sedere da qui a New York.>>

<<Mi sa che dovrai metterti in fila, fratello, ma dovremo aspettare perché per ora ha lui il coltello dalla parte del manico.>>

            War Machine sbuffa. Il suo amico ha ragione purtroppo.

<<Quando credi che entreremo in azione?>> chiede.

<<Presto lo sapremo… ecco il nostro uomo e si appresta a fare un discorso alle truppe.>>

         E mentre N’Dingi comincia a parlare, una figura che finora era rimasta seduta apparentemente semiaddormentata, un uomo di colore non più giovanissimo, calvo e con una benda sull’occhio sinistro, si alza e si allontana senza farsi notare… o così sembra.

 

            Egitto 30 Avanti Cristo. Quando Iron Man raggiunge i fuggiaschi vede Cleopatra e Marco Antonio fermi a conciliabolo con qualcuno.

<<Che state facendo?>> chiede atterrando vicino a loro <<Ho rallentato i vostri nemici ma non passerà molto tempo prima che si riorganizzino. Dovete continuare la fuga.>>

-A che scopo? Non ci sono posti dove potremmo fuggire ormai…- replica Antonio -A meno di inoltrarci nelle terre dei neri e affrontare l’ignoto… ma temo che ci seguirebbero anche lì. Tanto vale accettare la sconfitta e morire da uomo per mia stessa mano.-

-Nemmeno io permetterò che mi prendano viva.- ribadisce Cleopatra.

-Ti ho già detto, mia signora, che esiste un modo di sconfiggere i tuoi nemici.-

            A parlare è stata una donna che indossa un ampio mantello ed un cappuccio che ne copre il volto.

-Le armi degli antichi, certo.- commenta Cleopatra.

<<Aspetta un momento… di che cosa state parlando? E tu chi saresti?>>

            La donna si abbassa il cappuccio rivelando il volto di una donna bellissima con un sorriso sardonico in volto. Scosta anche il mantello rivelando un abito molto succinto. Tony ricorda di averla vista poco prima al fianco di Cleopatra. Ora che la vede meglio la trova inquietantemente familiare… ma non può averla già incontrata nel suo tempo… o sì? E se fosse una di quei maledetti immortali come un Eterna?

-Ho avuto molti nomi.- risponde la donna –Ma quello che preferisco è Selene.-

<<Selene…>> mormora Tony Stark mentre si sente improvvisamente confuso.

            La donna lo guarda con una strana espressione in volto. In qualche modo è lei a fargli questo: è una superumana e sta cercando di entragli nella mente. Per fortuna lui ha i mezzi per contrastare un simile attacco e riesce respingerlo alla mittente.

<<Stavo chiedendo di che armi degli antichi stavate parlando?>>

-Non ho difficoltà a risponderti.- interviene Cleopatra –Sono queste.-

            Ad un suo cenno una cassa con strani simboli viene deposta a terra ed aperta. Se si vedesse il suo volto, i presenti saprebbero che Tony Stark è sbiancato di colpo. Quelle che vede sono armi avveniristiche persino per il suo tempo. Riconosce un piccolo cannone al plasma e altro ancora.

-Appartenevano alla perduta Atlantide.- spiega la donna chiamata Selene –Furono portate qui quando Atlantide conquistò queste terre. Il Faraone Rama Tut le fece occultare ma non poteva nasconderle a me o impedirmi di conoscerne il funzionamento.-

            Tony non è sicuro di aver compreso tutto quello che ha detto ma una cosa la sa: se quelle armi saranno usate l’esercito del futuro primo imperatore romano sarà distrutto e la storia cambierà. Antonio e Cleopatra domineranno il Mondo e quella donna… quella donna dominerà loro. Certo… potrebbero semplicemente creare una linea temporale alternativa… ma è meglio non pasticciare con il tempo.

            Presa la sua decisione Iron Man ordina perentorio:

<<allontanatevi tutti… per il vostro bene.>>

            La sua piastra pettorale comincia a brillare e tutti si allontanano rapidamente. Tutti tranne Selene che si butta istintivamente verso la cassa.

-No!- urla –Non ti permetterò di…-

            Non finisce la frase, dalla piastra si sprigiona un uniraggio ad intensità massima. L’esplosione che ne segue vaporizza la cassa ed il suo contenuto creando anche un piccolo cratere ma facendo un minimo danno intorno. Quasi nessuno è rimasto ferito ma di Selene restano solo abiti carbonizzati.

-Che cosa hai fatto?- gli urla Cleopatra –Ci hai tolto l’ultima possibilità di vittoria.-

<<Mi spiace, regina, ma…>>

         Non finisce la frase perché comincia a scomparire e può solo esclamare:

<<No, non ancora>>

         Di nuovo è trascinato dalle correnti del tempo ed ha appena la possibilità di riflettere che nel loro tempo Antonio e Cleopatra si suicideranno e lui ne è in parte responsabile.

            Alla fine la sensazione di cadere cessa e lui si trova… altrove.

<<Ma… ma dove sono?>>

            È Antigone a rispondere:

<<Luogo: Stati Uniti, Territorio del New Mexico. Anno 1880.>>

            E la reazione di Tony Stark è una parola irriferibile.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            In realtà non c’è molto da dire:

1)    Potevo far fare un viaggio nel tempo a Tony Stark e non fargli rivedere Cleopatra, da lui incontrata per la prima volta nel suo primissimo viaggio nel tempo nell’ormai lontanissimo agosto 1963? Potevo benissimo ma perché lasciar cadere nel vuoto un suggerimento del mio sagace editor Fabio Furlanetto? Speriamo vi sia piaciuto.

2)    Se qualcuno ci chiede se un giorno vi sarà narrato l’incontro tra Marco Antonio ed i Vendicator, che per il primo appartiene al suo passato e per i secondi al loro futuro, rispondiamo e chi può saperlo? -_^

3)    Selene è ovviamente la mutante e vampira psichica creata da Chris Claremont su New Mutants Vol. 1° #9 nota anche come Regina Nera del Club Infernale. Stando a quanto dice la sua biografia, è nata in piena Era Hyboriana o forse anche prima, all’epoca di Atlantide, e si mantiene giovane e bella assorbendo le energie vitali altrui.

Nel prossimo episodio: Tony Stark incontra il suo bisnonno e un po’ di pistoleri del Vecchio West, Gayle Watson affronta il suo primo giorno di lavoro, Kathy Finch ha il suo primo appuntamento… beh, insomma, quasi -_^… Rebecca Bergier esce a cena e… ehi fermi tutti: questa è la serie di Iron Man o una dannata soap opera? Dov’è l’azione? Ok, ok, c’è anche questo: il Conte Nefaria fa la sua mossa, un vecchio avversario tormenta un Iron Man e War Machine si dimostra degno del suo nome anche se avrebbe preferito il contrario.

      Ma ce la farò a far star tutto in un solo episodio? Non vi resta che tonare qui per scoprirlo.

 

 

Carlo



[1] Accadde in Tales of Suspense #44. (Prima edizione italiana Devil, Corno, #27)

[2] Nell’episodio #21 di questa serie.

[3] Avvenuto nel 48 A.C.,

[4] Ovvero Caio Giulio Cesare Ottaviano, in seguito meglio noto alla Storia come Augusto.

[5] E c’è un motivo per quest’assenza. Scopritelo nella serie MIT di Pantera Nera.